Lo studio della personalità è “un viaggio nell’essenza della mente umana” e fin dall’antichità l’uomo ha cercato di capire e svelare il mistero della personalità, ciò che ci rende vicini e simili gli uni e gli altri e ciò che ci rende così unici ed irripetibili. Il termine “personalità” è legato a quello di “persona”. Questo termine voleva indicare la maschera con cui, nell’antico teatro greco, si rappresentava un personaggio. Il termine gradualmente andò mutuando il suo significato fino ad arrivare a comprendere il personaggio in sé, l’attore dietro la maschera, “l’uomo” nella sua unità di pensiero, sentimento e azione. Le radici della personalità possono essere rintracciate nell’incontro tra temperamento, con base costituzionale, derivante da eredità genetica e ambiente, formato da tutte quelle persone che si prendono cura del neonato. Più precisamente dall’incontro del neonato con il suo temperamento e l’ambiente che lo circonda, si crea il suo “campo intersoggettivo” e si forma la sua personalità. La personalità è “l’insieme di pattern comportamentali, di pensiero ed emotivi che persistono nel tempo e hanno una funzione principalmente adattiva”. Già nel IV sec. A.C. Ippocrate parlava di diversi tipi di personalità e successivamente Galeno, nel II sec. D.C., perfezionò la sua teoria, ormai superata, affermando che nel corpo fossero presenti quattro umori, o fluidi, su cui si basavano i concetti di salute e di malattia e, secondo la predominanza di uno di questi umori o fluidi (bile gialla, bile nera, flegma e sangue), si aveva una personalità: collerica, melanconica, flemmatica e sanguigna. Nel corso della storia della psicologia i termini: temperamento, carattere e personalità, sono stati usati più volte come sinonimi, ciò dovuto anche in base all’evoluzione della ricerca nei diversi ambiti. In realtà ci sono differenze tra loro e quali?
Cos’è la personalità? Quali sono le sue caratteristiche? Quale è la definizione in psicologia? È possibile fare una diagnosi di personalità e con quali test? Cercheremo di dar risposta a queste domande e ad altro, partendo dal presupposto di smentire l’idea abbastanza comune, che si nasca in un certo modo e che il proprio modo di essere e di interagire con gli altri dipenda solo da fattori non controllabili come il fato, il destino, gli astri, i geni…; una idea di questo tipo è più una giustificazione di fronte alle difficoltà di un possibile cambiamento e crea purtroppo “aree di non pensabilità” e di “non consapevolezza”, amputando così inevitabilmente, le proprie capacità di crescita.
Dott.ssa Maria Angela Di Ruzza
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